Haiti, un’isola senza pace


Alessandro Grandi


Aumentano di ora in ora le vittime dell’epidemia di colera. Alto anche il numero dei contagiati. Secondo l’Oms il picco deve ancora arrivare. Nella capitale si teme il peggio.


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Haiti, un'isola senza pace

Oltre trecento morti e più di 4.700 contagiati. Una scia di morte e disperazione che il colera si sta lasciando dietro a Haiti. Secondo le autorità dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) il picco del contagio deve ancora arrivare.
"Abbiamo paura anche se qualche cosa si sta muovendo. Domani mattina (venerdì per chi legge) io e mia moglie vediamo di informarci per ottenere i vaccini. In questo momento non sappiamo nemmeno se ci sono" dice Jean Philippe da Port au Prince, capitale haitiana, finora sfiorata solo dall'epidemia.

Ma le notizie che arrivano da Haiti sono tremende. Secondo alcuni testimoni la più grande struttura sanitaria presente nella capitale, la clinica privata CDTI du Sacre Coeur dopo essere stata una delle strutture più attive nei momenti immediatamente successivi al terremoto, oggi è un fantasma di cemento. Oltre dodicimila persone colpite dal sisma del 12 gennaio scorso sono state soccorse all'interno della struttura sanitaria da personale medico, composto in maggioranza da statunitensi e francesi. Oggi quell'ospedale che tanto servirebbe è chiuso. Gli strumenti abbandonati come abbandonate sono le ambulanze nuove di zecca. Motivo? Il mancato accordo fra gli stati che sono intervenuti nel paese in seguito al terremoto. L'amministrazione haitiana, quella Usa, Parigi e tutti gli altri compresa l'Organizzazione mondiale della Sanità non sono stati in grado di stabilire chi dovesse finanziare gli stipendi dei medici e la struttura ha chiuso i battenti. Una vergogna di proporzioni planetarie che però spiega bene come sia la situazione a Haiti.

Anche una struttura da campo che un'organizzazione non governativa aveva intenzione di montare a Saint Marc (la città più colpita dall'epidemia) non verrà installata a breve. La popolazione locale infatti si è ribellata e ha protestato, alcuni hanno anche azzardato una sassaiola contro i medici dell'organizzazione. Motivo scatenante delle proteste la troppa vicinanza della struttura alle scuole e la paura dei genitori di un possibile contagio per i bambini. Risultato: il progetto della struttura per il momento è stato accantonato. "Ma è un vero problema perchè così non riusciamo a trattate i pazienti nel modo adeguato" dicono i responsabili dell'organizzazione.
Nel frattempo, dalla zona nord del Paese si viene a conoscenza che la frontiera con la Repubblica Dominicana è stata chiusa impedendo di fatto lo svolgimento dell'abituale mercato binazionale del lunedì e del venerdì, con evidenti danni alla situazione dell'economia locale. Una misura che le autorità locali non sanno per quanto tempo andrà avanti.
E nelle aree della Repubblica Dominicana dove vi è una forte presenza di cittadini haitiani è scatta l'emergenza colera.

Intanto, una notizia che potrebbe rivelarsi importante sta circolando nel paese. Un'equipe delle Nazioni Unite ha prelevato alcuni campioni di escrementi che si trovavano negli scarichi della base nepalese per analizzarli. Il dubbio è che all'origine dell'epidemia ci possano essere proprio i loro escrementi. Il contingente nepalese è arrivato a Haiti da poche settimane.

Fonte: PeaceReporter

28 ottobre 2010

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