“Guerra e diritti umani”: il dossier di Archivio Disarmo


Redattore Sociale


Schede informative su Afghanistan, Iraq, Repubblica democratica del Congo e Colombia: “Situazione allarmante”. In Afghanistan due su cinque hanno perso la casa, uno su tre è stato derubato. Quattro milioni di iracheni malnutriti.


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"Guerra e diritti umani": il dossier di Archivio Disarmo

ROMA – Mentre a New York è in corso un summit per capire a che punto è la realizzazione degli Obiettivi del Millennio, Archivio disarmo pubblica quattro schede informative su “Guerra e diritti umani” in Afghanistan, Iraq, Repubblica democratica del Congo e Colombia. Ne emerge un quadro preoccupante, che testimonia l’enormità della sfida che aspetta il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon e i 192 Paesi membri.

Per quanto concerne l’Afghanistan, Chiara Calandriello scrive nel suo report che “un recente studio, basato sulle interviste effettuate da Oxfam a 700 afghani, ha dimostrato come circa due individui su cinque abbiano subito la distruzione della loro casa, un quarto quello delle loro terre, uno su tre sia stato derubato durante il conflitto. Un terzo della popolazione ha dovuto abbandonare la propria casa, di questi il 41 % rappresenta profughi interni. Il 13 % degli intervistati ha riferito di essere stato arrestato e il 21% di aver subito torture”. Numeri che difficilmente potranno radicalmente cambiare entro il 2015. Nonostante i miglioramenti di questi ultimi anni, anche la malnutrizione continua a falcidiare l’Afghanistan. Più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà ed è 174esimo su 178 per indice di sviluppo umano. Scrive Calandriello: “Per lunghi periodi il 40% del territorio afghano non è raggiungibile dagli aiuti umanitari, fatto particolarmente allarmante in un Paese in cui 6,6 milioni di persone non dispongono della razione minima di cibo”.

Lo stesso discorso vale per l’Iraq. Mariella Puglisi di Archivio disarmo denuncia: “Oggi la situazione umanitaria è rimasta a un livello allarmante. Secondo le Nazioni Unite, almeno quattro milioni di iracheni continuano a non ricevere cibo a sufficienza e all'incirca il 40% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita e potabile, mentre il 30% non riceve adeguati servizi sanitari. Il sistema scolastico è vicino al collasso con scuole e università prive di materiali essenziali come libri, mentre insegnanti e studenti vivono terrorizzati dalla violenza”. Nonostante i problemi, il tasso di alfabetizzazione oggi ha un saldo positivo: si oscilla dall’81% femminile all’89% maschile per i giovani tra i 15 e i 24 anni.

Tragica anche la situazione in Repubblica democratica del Congo. Secondo Human Rights Watch tra il gennaio e il settembre del 2009 sono stati più di 1400 i civili uccisi dall’esercito, senza contare quelli rapiti o costretti ai lavori forzati. Maria Sole Piccioli, l’autrice della scheda informativa pubblicata da Archivio disarmo, scrive: “Molti sono stati uccisi quando hanno provato a ribellarsi. Inoltre, durante gli attacchi ai villaggi, le milizie hanno saccheggiato e messo a fuoco i paesi; oltre 9.000 case, Chiese ed altre strutture sono state distrutte nel Nord e Sud Kivu”. A questo vanno aggiunti un tasso di mortalità infantile al 10,8%, 1,3 milioni di sieropositivi e un 54% di popolazione che non ha accesso all’acqua né ai servizi igienici.

Il quarto Paese analizzato da Archivio disarmo è la Colombia. Nonostante sia un Paese più ricco rispetto agli altri, anche qui l’erario statale è per una cospicua fetta devoluto alle spese militari. Fra le disastrose conseguenze della guerra civile, che perdura ormai da più di quarant’anni, c’è l’uso sistematico della violenza sessuale come strumento per intimorire la popolazione civile. Così scrive Alessandro Costa, di Archivio disarmo: “La violenza sessuale è stata usata come un'arma di guerra da tutti i gruppi armati presenti in Colombia: forze armate statali, paramilitari e guerriglia hanno usato la violenza sessuale con l'obiettivo di terrorizzare le comunità, usando le donne come strumento per realizzare i loro obiettivi militari. Questo tipo di violenza viene usato anche come forma di tortura e punizione, per esercitare il controllo sulla popolazione, per far rispettar dure regole di condotta, come mezzo di vendetta e intimidazione o come arma per colpire e terrorizzare il nemico”. Persino da Bogotà New York sembra lontana anni luce.

Fonte: Redattore Sociale 

22 settembre 2010

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