Papisca: “Puntiamo sui giovani che si riconoscono nei valori umani universali”


Elisabetta Norzi


Coinvolgere le scuole, l’Università, le associazioni e anche il mondo dello sport per portare avanti i temi della pace e tenerli vivi. La sfida per i prossimi mesi, e per celebrare i 60 anni della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, è dare spazio alle nuove generazioni. Intervista ad Antonio Papisca (Centro diritti umani dell’Università di Padova).


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Papisca: “Puntiamo sui giovani che si riconoscono nei valori umani universali”

Puntare sui giovani e sui giovanissimi che si riconoscono nei valori umani universali e che, quest’anno, hanno partecipano in tantissimi alla Marcia Perugia-Assisi. Secondo Antonio Papisca (Centro diritti umani dell’Università di Padova) è necessario partire dalle nuove generazioni per portare avanti i valori della pace e dei diritti umani, mettendo in campo progetti nelle scuole, all’Università, nelle associazioni e coinvolgendo anche il mondo dello sport.

Papisca, lei ha partecipato anche alla Marcia di quest’anno, in cosa si è differenziata dalle precedenti?

Ho partecipato a tutte le marce, a parte le prime due edizioni. Più che nelle precedenti, quest’anno era evidente la partecipazione di un numero molto grande di ragazzi. Questo è un elemento importante e nuovo, perché significa che ci sono molti giovani che si riconoscono nei valori umani universali. Esiste quindi un futuro concreto per proseguire con iniziative che portino avanti i temi dei diritti umani e della pace.

Iniziative di che tipo?

Penso che sia necessario concentrarsi sulla scuola, sull’università e sulle associazioni. E anche sul mondo dello sport. Sarebbe bello che la Marcia Perugia-Assisi, l’Onu dei popoli trovassero degli agganci anche con lo sport, e non mi riferisco solamente al calcio. Per creare un ulteriore contatto con in giovani, ma anche per risanare un mondo diventato molto violento e i cui valori si vanno perendo.

Dopo la Marcia, su che cosa secondo lei va tenuta alta l’attenzione?

Gli obiettivi sono pochi, ma molto precisi. Primo: bisogna rilanciare alla grande la campagna per il disarmo; questo che stiamo vivendo è infatti un momento preoccupante. In Italia, dal 1997 al 2006, sono state destinate alla spesa militare il 37% di risorse in più. Secondo: è necessario continuare a intervenire per il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di creare un’Assemblea parlamentare dell’Onu.

Quest’anno ricorre anche il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo…

Gli obiettivi che ho citato fin qui possono rientrare nelle celebrazioni della Dichiarazione dei diritti umani. Insieme ad altri due punti: l’impegno per creare una rete tra associazioni ed enti locali perché venga istituito un corpo civile di pace in Italia, come parte del servizio civile. Infine, lavorare sullo sviluppo di infrastrutture dedicate alla pace e ai diritti umani all’interno di enti locali ed enti regionali. Mi riferisco all’istituzione di assessori, dipartimenti, consulte di “pace – diritti umani”.

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