“A Roma altri cento campi abusivi come quello della tragedia”


Redattore Sociale


Bambino morto a via Morselli, parla Valerio Tursi (Arcisolidarietà): “Manca del tutto una rete fognaria, manca l’acqua e la luce. E d’inverno il riscaldamento è fatto con delle stufe a legna che si costruiscono da soli”.


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"A Roma altri cento campi abusivi come quello della tragedia"

ROMA – Senza rete fognaria, né acqua potabile. Figuriamoci il riscaldamento d’inverno, ma soprattutto senza servizi e assistenza da parte del comune. Negli insediamenti rom abusivi sparsi per la capitale, le condizioni di vita sono difficili e il rischio che possa capitare qualcosa di brutto è sempre in agguato. Ne è convinto Valerio Tursi, presidente di Arci Solidarietà, che nella zona in cui questa notte un incendio divampato in un campo abusivo è costato la vita ad un bambino di 3 anni, opera a sostegno dei rom nei campi attrezzati e volontariamente anche per quelli degli insediamenti spontanei. “In questi campi non c’è nessun intervento previsto e strutturato dal comune – spiega Tursi -. Noi di tanto in tanto facciamo delle visite per vedere se i bambini hanno bisogno di essere supportati nell’iscrizione scolastica, ma si muovono in maniera autonoma. Non sono previste delle linee di trasporto per la scuola, ma vanno a scuola con l’autobus. A noi ci chiedono un minimo di orientamento sanitario e sui servizi di zona, però e tutto a livello volontario”.
 
Nel campo abusivo di via Morselli, in zona Eur, l’incendio ha fatto anche altre vittime. Sono i genitori del bimbo, trovato morto dai Vigili del fuoco intervenuti per spegnere le fiamme, ustionati insieme al fratellino più piccolo, ora in cura al Policlinico Gemelli in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. Realtà nascoste spesso dalla vegetazione, come nascoste sono anche le difficili condizioni di vita. “Manca del tutto una rete fognaria – racconta Tursi -, manca l’acqua. Non c’è riscaldamento e quindi d’inverno il riscaldamento è fatto con delle stufe a legna che si costruiscono da soli. Situazioni sempre molto pericolose, con incendi di varie proporzioni che sono all’ordine del giorno. È molto facile che le stufe vengano lasciate accese tutta la notte per riscaldarsi”.

Per Tursi, sono molte le realtà di questo tipo a Roma, nonostante gli svariati interventi di sgombero. Solo nello stesso municipio dove questa notte c’è stato l’incendio ce ne sono altri due, con una presenza numerica molto simile, se non maggiore. “Realtà di questo tipo sono tantissime – spiega -. È difficile quantificarle perché sono estremamente variabili. Nel municipio dove è avvenuto l’incendio, per esempio, ce ne sono altri due. Uno in via Marchetti dove si arrivano a sfiorare spesso le 300 presenze. L’altro in via Candoni, dove c’è un campo regolare. All’inizio della strada, in un canneto, c’è un altro insediamento di romeni, è conosciuto come Candoni 2, ma pure lì sono in mezzo alla strada e sono circa 150. Ce ne saranno almeno un centinaio di realtà come queste, anche se in alcuni casi si tratta di sole dieci persone”. Come per il campo abusivo di via Morselli, anche per i bambini del “canneto” di Candoni non ci sono servizi, nonostante siano a due passi dal campo attrezzato. “Anche lì ci sono dei bambini che prendono l’autobus da soli per andare a scuola – aggiunge -. Anche lì sono i genitori che si muovono in maniera autonoma nell’iscrizione dei figli a scuola. Non sono previsti servizi, ci sono solo interventi una tantum della Croce rossa”.

Fonte: Redattore Sociale

27 agosto 2010

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