Il giorno dopo l’attacco. Le reazioni


La redazione


Pubblichiamo alcune delle numerosi voci di condanna giunte da ogni parte d’Italia in seguito all’attacco alla Freedom Flotilla.


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Il giorno dopo l'attacco. Le reazioni

Sergio Marelli, segretario generale di Focsiv, Roma, 31 maggio 2010 – Israele mostri al mondo le prove della presenza di armi sulla nave dei pacifisti su cui unita' speciali israeliane la scorsa notte hanno fatto una strage. E' l'esortazione di Sergio Marelli, segretario generale di Focsiv, una rete di ong cattoliche, che in una nota afferma: "Le forze israeliane che la scorsa notte hanno condotto l'assalto contro la flottiglia multinazionale di attivisti umanitari in navigazione verso la Striscia di Gaza provocando un bagno di sangue mostrino al mondo intero le prove in loro possesso sulla presenza di armi a bordo della nave, ragione per cui dicono di aver attaccato la flotta e fatto fuoco sul personale a bordo".
  E aggiunge: "Non e' tollerabile che autori di atti cosi' violenti e dolorosi possano nascondersi dietro attenuanti o giustificazioni alle loro azioni del tutto infondate. Il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra non lasciano dubbi: gli aiuti umanitari devono essere garantiti e, fin dove possibile, facilitati. Come ha dichiarato oggi ai giornalisti il portavoce della Sala Stampa Vaticana padre Federico Lombardi la violenza, da qualsiasi parte essa provenga, non e' accettabile perche' rende sempre piu' difficile la ricerca delle soluzioni pacifiche, che sono le sole lungimiranti. Ecco perche' riponiamo molta speranza e aspettative nel messaggio di pace che, come ha ricordato padre Lombardi, Benedetto XVI non manchera' di riproporre quando tra pochi giorni si rechera' nell'isola di Cipro, da dove nei giorni scorsi e' salpata verso Gaza la nave assaltata dalle forze israeliane".

 
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Mara Testasecca, Presidente Ass. Funima International
, 1 giugno 2010 –
Ci uniamo agli appelli della Tavola della Pace, di Pax Cristi, di Articolo 21 e di tutti coloro che come noi provano sdegno profondo per quanto è accaduto lo scorso il 31 maggio.
Chiediamo verità sull’attacco compiuto la scorsa notte da un commando della Marina israeliana in acque internazionali alla “Freedom Flotilla”, le navi pacifiste che stavano dirigendo verso la Striscia di Gaza per forzare il blocco e portare aiuti umanitari.
Chiediamo giustizia. Basta contare e piangere i morti e basta con le riprese della disperazione di famiglie intere e di bambini vittime di un odio al quale non riesce a mettere riparo nessun Governo e, quel che è peggio, nessuna grande Istituzione religiosa!
Si dice che una volta toccato il fondo si può solo risalire…ma non è così per migliaia, milioni di esseri umani di troppe nazioni di questo mondo martoriato.
L'esempio di uomini e donne che a prescindere dal loro credo religioso hanno sacrificato la propria vita per la dottrina della non violenza, per la risoluzione giusta e diplomatica delle tensioni territoriali e sociali continua ad essere vigliaccamente ignorato. La non violenza per la grave crisi ambientale e sociale dell'intero pianeta dovrebbe da subito essere praticata ed insegnata sui banchi di scuola.
Le immagini dell'attacco di oggi sono l'ultimo esempio di codardia per il quale chiediamo verità e giustizia.

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Mao Valpiana, Segretario del Movimento Nonviolento, 1 giugno 2010 – L'aggressione della marina militare israeliana contro la “Freedom Flottilla”, battente bandiera turca in rotta verso la striscia di Gaza, con la conseguente strage, è un gravissimo atto di pirateria che deve essere giudicato e condannato da un Tribunale internazionale.
Il governo israeliano, che ha rivendicato e giustificato l'attacco, sta conducendo una politica che distrugge ogni possibilità di proseguimento del processo di pace e che pone Israele nell'isolamento internazionale.  La conseguenza di questa follia è il rafforzamento delle voci più estremiste e integraliste in Iran, in Arabia Saudita, in Turchia,  che mirano alla distruzione di Israele.
La violenza del governo di Israele alimenta la violenza dei sostenitori di Hamas, creando una spirale di odio che degenera ogni giorno di più.
Chi ha davvero a cuore il destino della Palestina, oggi deve lavorare per liberarla dall'abbraccio mortale di regimi totalitari e gruppi politici antisemiti che vorrebbero islamizzare l'intera area.
Chi ha davvero a cuore il destino di Israele, oggi deve lavorare per liberarla da un governo sempre più estremista e violento, che vuole imporre la propria potenza negando ogni diritto altrui.
Il faticoso sentiero del processo di pace è tutto in salita e ha un solo sbocco possibile: la convivenza di palestinesi e israeliani in un'unica terra.
Israele ha tutto il diritto di esistere, e deve farlo nel pieno rispetto del diritto internazionale e della libertà altrui. La Palestina ha tutto il diritto di esistere, e deve farlo in modo democratico e garantendo la sicurezza altrui.
Il punto nodale dell'intera vicenda è sempre lo stesso: sconfiggere la tentazione  alla “pulizia etnica” dall'una e dall'altra parte, e favorire la convivenza pluri-etnica, pluri-religiosa, pluri-culturale.
In quel fazzoletto di terra, per arabi ed ebrei, la pace si chiama “convivenza”; per questo il nostro compito è quello di sostenere, aiutare, favorire le azioni e le voci di chi a Tel Aviv e Gaza, a Gerusalemme e Ramallah, lavora per la nonviolenza e con la nonviolenza.
Per Israele/Palestina c'è un unico destino.

1 giugno 2010

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