1° maggio nel mondo. Una festa globale


Raffaella Vitulano


Sarà la Festa di chi il lavoro ce l’ha. E di chi lo cerca. Il futuro dell’Europa non può essere la precarietà. Spetta ai governi assumersi le proprie responsabilità governando nell’interesse della gente.


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1° maggio nel mondo. Una festa globale

Il primo maggio, nel mondo, sarà la Festa di chi il lavoro ce l’ha. E di chi lo cerca. I sindacati di ogni dove si stanno organizzando, spesso nelle loro regionali. In occasione della festa del lavoro, la confederazione europea dei sindacati (Ces) afferma senza mezzi termini che “il futuro dell’Europa non può essere la precarietà. La principale sfida dell’Ue e dei governi sarà di concentrarsi sulla qualità dell’occupazione, favorire l’inserimento sociale e ridurre le diseguaglianze crescenti, in particolare in un contesto di globalizzazione che spinge tutte le distribuzioni economiche e sociali”. Per John Monks, segretario generale della Ces, “in questa crisi economica, i lavoratori europei devono sempre più fare fronte a situazioni di disoccupazione e di precarietà, peggiorate dalla brutalità della crisi economica. La precarietà non può essere il futuro dell’Unione europea. Indebolisce tanto la gente, quanto la società e la democrazia”.

Per fare fronte alla situazione di deterioramento dell’occupazione, i sindacati europei chiedono che l’Ue sviluppi politiche d’investimento tramite un piano di rilancio dell’Ue equivalente all’1% del prodotto interno lordo europeo.. “È facendo la scommessa dell’investimento di lungo termine che l’Europa garantirà la perennità del suo modello. La sfida è enorme in particolare in un contesto di globalizzazione aggressivo e di disavanzi pubblici europei molto importanti. Ma la sfida deve essere raccolta, è per questo che mezzi devono essere dati all’Europa in particolare in termini di bilancio” ha aggiunto John Monks.

Il centro di gravità della crescita mondiale muove verso l’Asia e l’America latina, per questo la Ces chiede all’Ue di sviluppare politiche industriali forti fondate nono tanto su una base cooperativa intergovernativa ma su una dinamica di coordinamento industriale comunitario che permetta di oltrepassare le divisioni europee e gli effetti perversi delle esigenze di profitto a breve termine degli investimenti industriali.

I sindacati europei chiedono anche investimento sulle persone: l’istruzione e la formazione restano i migliori rifugi contro la disoccupazione di lunga durata ed il loro accesso deve essere garantito a tutti i cittadini. Anche il primo maggio, come fa da tempo, la Ces chiama ad un New Deal, politica volontaristica per incoraggiare un’economia più duratura ed un sistema interdipendente di giustizia sociale.

Decenni di deregolamentazione, d’avidità e di speculazione mercantiliste hanno immerso il mondo in una recessione economica profonda, che comporta ripercussioni terribili per i lavoratori e le loro famiglie ai quattro angoli della sfera. E’ quanto, dal canto suo, denuncia la Confederazione internazionale dei sindacati (Cis). Già 34 milioni di posti di lavoro sono stati persi e non si vede la fine del tunnel. Con altre 64 milioni di persone in povertà estrema, l’ obiettivo dell’abolizione della povertà nel mondo sembra sempre più inaccessibile. I sindacati internazionali ribadiscono nel loro documento che “non si possono lasciare più le banche e gli speculatori finanziari regnare come padroni assoluti sull’economia mondiale o semplicemente girare la fattura ai governi quando la loro incompetenza e la loro avidità immerge l’economia mondiale nel ristagno”. Chi, insomma, ha tratto  vantaggio da ciò e coloro che sono colpevoli di crimini economici devono ora subirne le conseguenze.

“Il casinò mondiale resta aperto – proseguono i sindacati internazionali – e spetta ai governi assumersi ora le loro responsabilità governando nell’interesse della gente e mettendo le finanze al servizio dell’economia reale”.

L’alternativa rischia di essere una nuova recessione, più profonda, che comporterà una miseria umana ancora più nera.

Fonte: Cisl

30 aprile 2010

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