Fayad: “Costruiremo uno stato palestinese de facto entro il 2011”


Liberazione


L’idea di Fayyad sembra un gioco di parole e consiste nel “mettere fine all’occupazione, nonostante l’occupazione", perché “dopo 16 anni di colloqui di pace falliti) bisogna cambiare discorso”.


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Fayad: “Costruiremo uno stato palestinese de facto entro il 2011”

In caso di nuovo fallimento dei negoziati di pace (un’eventualità molto probabile visti i precedenti), l’autorità nazionale palestinese darà vita, “de facto”, al suo stato entro 2 anni. Lo ha dichiarato ieri Salam Fayyad, primo ministro dell’Anp, in un’intervista rilasciata al “Times” di Londra.
L’idea di Fayyad sembra un gioco di parole e consiste nel “mettere fine all’occupazione, nonostante l’occupazione”, perchè “dopo 16 anni di colloqui di pace falliti, ndr) bisogna cambiare discorso”.
Pur affermando di voler continuare i negoziati con il governo israeliano, il premier dell’Anp mette le mani avanti: “Abbiamo deciso di essere propositivi, di accelerare la fine dell’occupazione lavorando molto duro per mettere sul tavolo fatti positivi, che ci portino ad avere il nostro Stato come un fatto che non può essere ignorato – ha aggiunto – questo obiettivo è nella nostra agenda e vogliamo perseguirlo con tenacia”. Secondo il primo ministro, uno Stato “de facto” perfettamente funzionante, con sue forze di sicurezza, servizi efficienti, economia solida, costringerebbe Israele a mettere le carte in tavola e a provare con i fatti di essere pronta a mettere fine all’occupazione.
In merito agli insediamenti israeliani in Cisgiordania, la cui “crescita naturale” il governo di Benyamin Netanyahu è intenzionato a garantire, Fayyad ha chiesto un impegno a mettere fine ad ogni nuova attività di costruzione, anche alla luce della condanna di gran parte della comunità internazionale. “Tutto quello che ci aspettiamo è che Israele la smetta di violare il diritto internazionale”, ha affermato. Dopo 16 anni di negoziati, ha precisato infine, “la costruzione di insediamenti continua, come la costruzione del muro, la confisca delle terre dei palestinesi, la demolizione di case a Gerusalemme”.
L’alternativa “road map” verso lo stato palestinese, presentata da Fayyad, è stata esposta nel dettaglio in un documento di 65 pagine. In particolare il premier palestinese – che di formazione è un economista – sostiene che per rilanciare l’economia della Cisgiordania occorrerà costruire un aeroporto nella valle del Giordano. Fayad ritiene inoltre necessario il collegamento della Cisgiordania con i Paesi arabi vicini mediante nuove linee ferroviarie. Per ostacolare la colonizzazione ebraica saranno necessarie non solo pressioni diplomatiche straniere, ma anche le attività di appositi “comitati anti-colonie” e “anti-muro” che a suo avviso dovrebbero coinvolgere ampi segmenti della società palestinese. In un primo commento la radio statale israeliana ha rilevato che per realizzare i suoi progetti Fayad dovrà comunque trovare un modus vivendi con i dirigenti di Hamas a Gaza, con le autorità israeliane.
Riannodare i fili con il movimento islamico che oggi controlla la Striscia di Gaza , è infatti uno dei compiti più difficili per la leadership dell’autorità palestinese, appena reduce da un congresso che ha rinnovato solo a metà la discreditata dirigenza del partito. Fino ad ora in effetti non si son0o visti spiragli per l ripresa dei rapporti tra le due fazioni con le cronache che illustrano quotidianamente le faide e le rappresaglie incrociate. Eppure, prima o poi Fatah e Hamas saranno costrette, se non dalla propria volontà dalla necessità degli eventi, a ricostruire un brandolo del dialogo che si interruppe nel 2007 con la cacciata manu militari dell’Anp dalla Striscia di Gaza. r.e.

Fonte: Liberazione

26 agosto 2009

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