"Centinaia i desaparecidos". Il regime contro i blogger


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


L’"onda verde" non si arresta. Nonostante la brutale repressione delle milizie del regime. La denuncia delle associazioni umanitarie, i blogger scomparsi, una marcia silenziosa avanza con la forza.


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"Centinaia i desaparecidos". Il regime contro i blogger

La protesta va repressa. Sempre. Ovunque. Quando riempie le piazze. Quando viaggia in Internet. Quando si trasforma in un canto di libertà. Teheran come Santiago del Cile ai tempi di Pinochet. Come la Buenos Aires dei generali golpisti e assassini. Oltre duemila le persone arrestate, centinaia quelle scomparse, nel corso delle manifestazioni contro i risultati delle elezioni presidenziali annunciati dal governo. A renderlo noto è la Federazione internazionale dei diritti umani (Figh). «Sono oltre duemila le persone arrestate e che si trovano attualmente in carcere», denuncia il vicepresidente, Karim Lahidji.

Deportati e scomparsi
Fonti indipendenti, ha segnalato inoltre la Fugh, confermano che «centinaia di persone risultano scomparse». Gli ultimi arresti, ha spiegato Lahidji, che presiede anche la Lega iraniana dei diritti dell’uomo con sede a Parigi, «sono stati effettuati l’altro ieri», quando la polizia è intervenuta per disperdere una manifestazione nel centro di Teheran a cui avrebbero partecipato anche le madri delle vittime degli scontri. Venticinque le «madri in lutto» che sarebbero finite in manette. Sulla stessa linea anche Reporter senza Frontiere (RsF): le centinaia di persone arrestate nel corso delle manifestazioni, tenute in isolamento nella famigerata prigione di Evin, a Teheran, «patiscono torture e maltrattamenti» sistematici, in particolare «nel settore 209».
Uno dei più noti attivisti del mondo dei blog iraniani, che su Twitter usava lo pseudonimo di «Persianwiki», non scrive ormai più da cinque giorni e altri blogger temono sia stato arrestato: era scomparso dalla mattina del 24 giugno, giorno in cui ha scritto gli ultimi messaggi.
È avvolta dal mistero anche la sorte di Saeed Valadbaygi, il noto blogger iraniano che dall’inizio delle proteste in Iran ha raccolto attraverso il suo blog, le pagine di Facebook e di Twitter, quello che stava accadendo a Teheran. Si sa che martedì scorso i militari hanno fatto irruzione in casa sua. Da allora i suoi messaggi e i suoi comportamenti sono apparsi sempre più strani. Tanto da portare i suoi amici italiani e iraniani a chiedersi se fosse davvero lui a scrivere. Su un gruppo creato su Facebook «Where is the real Saeed Valadbaygi?» una sua amica dice di aver chiesto di inviarle una foto o un video con il telefono, sistemi già utilizzati dal giovane per comunicare. Ma è stata ignorata.

Protesta repressa
Sono più di 5mila. Marciano lentamente, in silenzio, nelle vie di Teheran, nei pressi di una moschea. La Cnn cita come fonte un suo «producer» presente sul luogo. I manifestanti si passano parola di camminare lentamente «trascinando i piedi». Altri testimoni riferiscono della presenza sul posto di «forze in tenuta antisommossa, cecchini e milizie in borghese», pronte a fronteggiare la folla.
E ad attaccarla. «Gli scontri nei pressi della moschea si sono intensificati, la polizia disperde i manifestanti», si legge in un messaggio. «Almeno 30 persone sono state arrestate», annuncia un altro testimone sui blog, che precisa: «la polizia sta picchiando i dimostranti». Secondo altri testimoni, alla dimostrazione avrebbero partecipato a sorpresa anche Mehdi Marrubi, il candidato riformista sconfitto alle elezioni, e Faezeh Hashemi, la figlia dell’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, mentre non si sarebbe visto in piazza Mir Hossein Mousavi. Quella marcia silenziosa, non violenta, è una sfida per il regime. La reazione non si fa attendere. Decine di lacrimogeni vengono sparati dalle forze di sicurezza ad altezza d’uomo contro o manifestanti. Si odono spari. Ma l’«onda verde» non si ferma.

Fonte: L'Unità

29 giugno 2009

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