150 bloccati in mare. Italia e Malta li respingono
La redazione
E’ arrivato a 21 miglia da Lampedusa il cargo battente bandiera panamense Pinar che giovedì scorso ha soccorso 154 migranti in balia del mare nel Canale di Sicilia. E’ grave emergenza umanitaria. Le dichiarazioni di Laura Boldrini.
Di fronte a "un'emergenza umanitaria come quella che si sta verificando in queste ore a bordo della nave turca Pinar, il ping pong tra Stati scoraggia mercantili e pescherecci a prestare soccorso, penalizzando sia loro sia i migranti". Il portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), Laura Boldrini, torna a chiedere lo sbarco dei 154 migranti salvati dal Pinar -fermo da giorni in acque internazionali a 25 miglia a sud di Lampedusa- bloccati a bordo e al centro di un braccio di ferro tra Italia e Malta per la destinazione degli extracomunitari. "Da quanto riportato dall'armatore della Pinar", ha riferito Boldrini, "a bordo la situazione e' sempre piu' difficile: secondo la loro valutazione alcuni migranti stanno male e moltissimi, poche' la nave e' piena di cereali, continuano a dormire all'aperto". Servono "immediatamente coperte", ha continuato il funzionario Onu, "oltre ad acqua da bere e per lavarsi. Inoltre, i servizi igienici a bordo non sono sufficienti per tutti e la situazione va sbloccata al piu' presto". l La Boldrini ha ringraziato a nome dell'Unhcr gli sforzi di comandante, equipaggio e armatore della Pinar: "Stanno dimostrando di avere un grande senso di responsabilita', quello che sta mancando ai governi in causa". L'Unhcr ha ricordato anche il coraggio che in questi anni nel Mediterraneo hanno dimostrato i mercantili e i pescherecci che hanno tratto in salvo migliaia di vite e consentito lo sbarco si richiedenti asilo e migranti. "L'Italia in questo e' da sempre in prima linea", ha concluso Boldrini, auspicando che "questa antica 'tradizione' sia perpetuata e si continui a portare avanti, con il coraggio e la generosita' che hanno sempre contraddistinto gli uomini di mare".
Fonte: http://www.gruppoespresso.it
18 aprile 2009
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Il ping-pong e le regole
di VITTORIO LONGHI
CHI deve accogliere i 153 migranti soccorsi in mare dal mercantile turco Pinar, l'Italia o Malta? Dove deve sbarcare la nave, a Lampedusa o a La Valletta? E che cosa prevedono gli accordi e le convenzioni internazionali invocate dai due paesi per giustificare il diniego allo sbarco?
Il rimpallo di responsabilità tra Italia e Malta sulla sorte dei naufraghi e del mercantile che da tre giorni è al largo di Lampedusa si basa su interpretazioni degli accordi europei e su convenzioni internazionali che necessitano un chiarimento.
Dopo le accuse del ministro Maroni al governo di Malta, il ministro degli Esteri Frattini ha rivolto un appello all'Unione europea affinché Frontex, l'agenzia per la gestione e il controllo delle frontiere esterne, assicuri una soluzione urgente alla vicenda del mercantile. In base agli accordi di Frontex lo stato che richiede l'avvio dell'operazione di pattugliamento delle acque se ne assume anche le responsabilità, inclusa la gestione, e quindi l'accoglienza, dei migranti soccorsi in mare. Ma secondo il ministro dell'Interno maltese Bonnici sarebbe proprio l'Italia ad avere bloccato le operazioni di questa agenzia nell'area, previste per aprile.
"Esistono comunque le convenzioni che regolano il diritto internazionale marittimo", spiega Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, facendo riferimento all'Organizzazione marittima internazionale, Imo, agenzia autonoma delle Nazione unite. In particolare, in questi casi si fa riferimento alle Convenzioni per la sicurezza della vita in mare del 1974, Solas, e la convenzione sulla ricerca e soccorso in mare del 1979, Sar. Alcuni importanti emendamenti di queste convenzioni prevedono che all'obbligo del comandante della nave di prestare assistenza segua l'obbligo degli stati di cooperare nelle situazioni di soccorso, sollevando il comandante della responsabilità di prendersi cura dei sopravvissuti e consentendo ai migranti di essere trasferiti in un luogo sicuro.
"Il problema è che questi emendamenti non sono stati firmati dal governo maltese e quindi è come se i due paesi facessero riferimento a due protocolli che non necessariamente combaciano", precisa Laura Boldrini. "Poiché queste situazioni si ripetono con una certa frequenza, mettendo a ulteriore rischio la vita dei migranti e in sicura difficoltà le navi che li soccorrono – aggiunge – sarebbe più efficace trovare in sede europea delle regole comuni e condivise a cui gli stati membri dell'Unione poi siano tenuti ad attenersi".
Il contrasto tra Italia e Malta per l'assistenza ai migranti ha però anche un'altra origine, che riguarda la delimitazione degli spazi marittimi del Mediterraneo e le aspirazioni di Malta (si ricordi l'episodio della piattaforma Saipem II del 1980) ad essere titolare di una amplissima piattaforma continentale e di una ugualmente estesa "Zona Economica Esclusiva". In attesa di un accordo fra Italia, Tunisia, Libia e la stessa Malta sulle "Zee", i maltesi hanno allargato la loro zona Sar (Search and Rescue) in modo da precostituire una basa per le richieste economiche. Nella cartina si vede come la Zona Sar maltese, quella in cui uno stato deve prestare assistenza e soccorso, si sovrappone in più punti a quella italiana. Malta non ha i mezzi, oltre che l'interesse politico, a presidiare la sua Sar, e questo aggiunge una spiegazione al contenzioso di queste ore con le autorità italiane.
Fonte: Repubblica.it