9000 per il 2008, la pena di morte secondo Amnesty


Luciano Bertozzi - Nena News, Near East News Agency


La morte di stato è stata comminata nel 2008 a 2390 persone in 25 Paesi mentre sono state emesse quasi 9mila condanne alla pena capitale in 52 Paesi.


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9000 per il 2008, la pena di morte secondo Amnesty

Nel 2008 la pena di morte è stata utilizzata per “giustiziare” almeno 2390 persone in 25 Paesi. L’anno scorso sono state emesse quasi 9.000 condanne alla pena capitale in 52 Paesi.
Sono i dati divulgati da Amnesty International in un apposito rapporto.
I Paesi in cui sono state emesse condanne a morte in base a processi iniqui come Afghanistan, Arabia saudita, Iran,Iraq, Nigeria, Sudan e yemen, la pena capitale è stata utilizzata contro poveri o appartenenti a minoranze etniche e religiose in Arabia Saudita, Iran, USA e Sudan.
Il Paese che più ha fatto lavorare il boia è la Cina, nel Paese asiatico sono state uccise in maniera legale quasi i tre quarti dei giustiziati a livello mondiale.
Nello stilare la quantificazione del problema, l’Associazione umanitaria sottolinea che “solo” 25 dei 59 Paesi che prevedono la pena capitale hanno giustiziato e condannato nel corso del 2008. Tuttavia, sono centinaia le condanne a morte comminate in tutto il mondo.
Nell’analisi a livello continentale effettuata da Amnesty l’Africa subsahariana compare con due persone giustiziate, mentre almeno 362 sono state condannate, di cui 114 in Uganda,60 in Sudan, 50 nella Repubblica Democratica del Congo, 40 in Nigeria e 39 in Etiopia.. E’ da segnalare il passo indietro compiuto dalla Liberia, che ha reintrodotto la pena di morte per rapina, terrorismo e dirottamento.
Il continente che utilizza di più la pena capitale è l’Asia. I Paesi che più ne hanno fatto ricorso sono stati Cina (1718 condanne eseguite rispetto al totale mondiale di 2390), Afghanistan, Pakistan, Bangladesh,Corea del Nord, Giappone Indonesia , ecc.
In questa classifica della vergogna segue al secondo posto l’Africa settentrionale e Medio Oriente con 508 esecuzioni, di cui almeno 348 in Iran e almeno 102 in Arabia Saudita. Teheran si distingue perché nel 2008 sono stati uccisi anche alcuni minorenni, in violazione del diritto internazionale.
Negli USA, il Paese che si è autoattribuito i potere di conferire pagelle sul rispetto delle libertà fondamentali sono state eseguite 37 condanne , per lo più in Texas. Con riferimento agli states c’è un dato che deve far riflettere: l’anno scorso sono stati liberati quattro condannati a morte in quanto innocenti. Dal 1975, il riconoscimento di errori giudiziari ha comportato la liberazione di ben 120 individui, che solo per un soffio non sono stati uccisi per sbaglio!
L’Europa è l’unico continente libero dal boia, con la sola eccezione della Bielorussia. Nell’ex repubblica sovietica sono avvenute 4 esecuzioni e le date delle esecuzioni e le date delle sepolture non vengono divulgate.
“La pena di morte- ha evidenziato la Segretaria Generale di Amnesty Irene Khan nel presentare i dati – è la punizione estrema. E’ crudele, inumana e degradante. Nel XXI° secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni”.
Nel condivide totalmente tali affermazioni , i paesi in cui ancora opera il boia dovrebbero essere sanzionati e posti a margine della comunità internazionale. Infatti, anche l’utilizzo della pena di morte dovrebbe condizionare i rapporti fra gli stati, in particolare nell’erogazione di aiuti economici e militari. Purtroppo il contrario di quanto avviene oggi.

Fonte: Lettera22

25 marzo 2009

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