Il razzismo colpisce ancora. Abdul, 19 anni, Milano, Italia
Giulia Cusumano
Il giovane di colore Abdul è stato ucciso a sprangate. "Si fosse chiamato Marco, forse, le sprangate non sarebbero arrivate".
Era italiano, ma non era bianco.
Se invece di chiamarsi Abdul si fosse chiamato Marco, forse, le sprangate non sarebbero arrivate.
Ma il diciannovenne ucciso nell’alba più grigia di Milano era originario del Burkina Faso, aveva la pelle color ebano e gli occhi grandi.
Due italiani hanno aggredito lui e i suoi amici, John e Samir. Nemmeno John e Samir erano bianchi.
Li hanno assaliti accusandoli di aver rubato dei biscotti. Dall’accusa alla lite. Dalla lite alla rissa. Dalla rissa all’omicidio. John e Samir hanno corso più veloce di Adbul.
Colpito a sprangate dal più giovane degli aggressori, Abdul, quel “ladro, negro di merda”, è morto, dopo essere stato portato all’ospedale. Dopo sette ore e mezza di agonia.
Una lite banale sfociata in tragedia?
Forse.
Il Sindaco di Milano Letizia Moratti ha voluto sottolineare come "questo genere di comportamenti e atti di tale crudeltà non appartengano ai milanesi e alla nostra comunità, per storia e
vocazione aperta invece alla tolleranza, alla accoglienza e alla convivenza civile".
Sta di fatto che nella tollerante e accogliente Milano, come in tante altre tolleranti e accoglienti città italiane, gli episodi di violenza a sfondo razziale stanno diventando così frequenti da rendere impossibile classificarli semplicemente come storie di ordinaria follia.
Le gocce, poco a poco, scavano le rocce.
Lentamente, inesorabilmente, profondamente. Dall’insulto all’aggressione, dal pregiudizio alla persecuzione. Il “diverso” che minaccia, che non vale quanto noi, che merita la “tolleranza zero”.
La stessa di cui si riempiono la bocca i nostri politici, dopotutto.
Certo, non che qualcuno dei nostri ministri arrivi a dire che si possano offendere, mortificare e aggredire i "diversi".
Non c'è nessuno, tra coloro che hanno personalità e sani principi, che pensi che quegli slogan roboanti, quegli inni alla “tolleranza zero”, incoraggino e giustifichino comportamenti criminali.
Ma non tutti hanno personalità e sani principi.
C’è anche chi, passata la vita a lubrificare i muscoli, a coltivare pregiudizi, grazie a quegli slogan si sente incoraggiato o giustificato ad agire.
La deriva potrebbe non essere così lontana; le rocce, prima o poi, franano sempre.
Fonte: Articolo21
14 settembre 2008
***
Sempre da Articolo21 riportiamo l'editoriale di Tania Passa:
Cattivi maestri e un ragazzo italiano di colore assassinato da razzisti a sprangate
Abdul G. aveva 19 anni ed era originario del Burkina Faso. Ieri sera si trovava in corso Lodi a trascorrere un sabato italiano con due amici a Milano, stava andando al Leoncavallo subito dopo essere andato in un locale, ma sceso dai mezzi pubblici a via Zuretti è arrivato l’attacco. Alcuni uomini su un furgone da bar si sono avvicinati e li hanno accusati di aver rubato della merce.
I due uno di 25 anni l’altro sui 40 hanno cominciato a proferire insulti razzisti "sporchi negri vi ammazziamo" e tradurre quella violenza con le sprangate, Abdul e i suoi amici hanno cercato di fuggire, ma i due sono riusciti a raggiungerlo e lo hanno colpito ripetutamente con spranghe alla testa.
Gli amici di Abdul sono riusciti ad annotare due lettere della targa del furgone bar, ma Abdul G. ragazzo italiano, è morto alle 6.00 dopo ore di coma.
Che cos’è l’Italia del 2008 dove si muore ammazzati perché di colore e dove alcune Istituzioni di destra aiutano la violenza evocando il Fascismo? E’ un Paese deplorevole e inaccettabile.
Caro Ministro La Russa i fascisti furono assassini come quelli di stanotte, lei li ha incitati evocando il patriottismo dei ragazzi di Salò.
Caro Sindaco Alemanno lei giorni fa’ ci ha spiegato che il fascismo non è stato il male assoluto, allora perché ieri e oggi si è ammazzato in nome del razzismo? Questo per noi è il male assoltuto, e questi sono giorni sciagurati, ma lo sono anche grazie alle sue frasi.