Incendiati altri campi, rom in fuga da Napoli


Ilaria Urbani


Decine di cittadini in corteo prendono d’assalto le baraccopoli armati di molotv e bastoni. Gli abitanti del quartiere napoletano di Ponticelli "colpendo l’obiettivo" anticipano i provvedimenti governativi in arrivo. Gli zingari trasferiti fuori città.


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Incendiati altri campi, rom in fuga da Napoli

Oltre la rete di contenimento, le fiamme bruciano ogni cosa gli si presenti davanti. Le esalazioni del fumo continuano ad espandersi tra le strade di Ponticelli dove la caccia antirom ieri ha registrato un’altra giornata di battaglia. Fuoco, fiamme, benzina. I balordi che hanno deciso di fare fuori anche gli ultimi rom rimasti, eludendo lo schieramento delle forze dell’ordine, hanno continuato a bruciare i campi della zona. A fine serata gli abitanti di Ponticelli guardano a vista l’ultimo campo che sta per essere sgomberato dalle forze dell’ordine per assicurarsi di aver intascato la vittoria. Ad attendere gli ultimi centocinquanta rom c’erano gli autobus messi a disposizione dal comune, automobili dell’Opera nomadi e amici. Ma la maggior parte dei rom ha preferito lasciare Ponticelli a testa alta, recuperando gli Apecar sopravvissuti e varcando da soli quel confine dell’intolleranza per raggiungere parenti nelle locali vicine. Ora hanno paura, nessuno li vuole. Le grandi città li stanno respingendo e loro, adesso, vogliono solo nascondersi. Solo alcuni sembra siano stati portati al campo rom di Santa Maria del Pianto a Capodichino come deciso durante il vertice alla prefettura della mattinata che aveva individuato quel perimetro per l’accoglienza. Ma quel campo lì è già sovraffollato e molti quindi hanno deciso di prendere altre strade. E chissà in quanti, realmente, hanno poi raggiunto gli altri microcampi individuati a Caloria e l’area dei trentacinquemila container della Protezione civile a Capua proposta da Roberto Miele del “Comitato pro rom”.
La mamma della bambina rapita venerdì, casus belli di questa guerriglia urbana, intanto ha puntualizzato ieri che non si aspettava una reazione di questo tipo da parte della popolazione. “Non volevo che succedesse tutto questo – ha detto – ma i rom devono andare via”. La sua posizione riassume un po’ quella dei cittadini di Ponticelli che in molti tra curiosi, passanti e casalinghe, danno la propria ricetta per cacciare i rom. “Certo non bisogna bruciarli, è ovvio – dice un’altra mamma – ma se non vogliono andare, cosa dobbiamo fare?”. A vederli nessuno di loro sembra capace di preparare una molotov e scagliarla contro una baracca. Eppure la situazione a Ponticelli è stata drammatica e alcuni ipotizzano che non sia un caso che il rapimento della bambina sia coinciso con una reazione così organizzata da parte della popolazione. Molti i dubbi, come quello avanzato dall’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Giulio Riccio, che ha definito “strano il fatto che ieri (martedì, ndr) le troupe della Rai fossero presenti a Ponticelli già dal primo pomeriggio e che il raid sia stato preceduto da alcuni comunicati diffusi da politici della zona”. Tanti sono gli interessi di imprenditori sulle areee in cui i rom da anni hanno allestito i loro insediamenti. E infatti nella zona dove fino a due giorni fa sorgeva un campo rom, quello tra via Virginia Woolf, via Paioli e via Aldo Merola proprio ieri i tecnici del comune di Napoli hanno effettuato dei sopralluoghi (già previsti molto tempo fa)per la realizzazione del nuovo PalaPonticelli, il teatro che dovrebbe essere costruito nel giro di tre anni : 12 mila posti per eventi e concerti. I rom quindi se ne sarebbero dovuti andare comunque.
La giornata si è conclusa nella tensione. Non distante dall’ultimo insediamento sgomberato a via Argine, un altro campo deserto, che nelle prime ore del pomeriggio era stato dato già alle fiamme, è stato incendiato nuovamente. Bruciato il campo di via Malibran, ultimo riparo dei rom, così come quello in via Ville Romane. Le fiamme esalate dai pneumatici, materassi, pentole e sterpaglie incenerite hanno iniziato ad individuare luoghi che fino a qualche giorno fa sembrano non esistessero per nessuno. Non ci sono rom a Ponticelli- hanno fatto perdere le proprie tracce lasciando nelle baraccopoli gli oggetti che li hanno accompagnati per una vita. Nessun viso si scorge più dietro le lamiere di una barriera che una volta era una casa. Lo scontro etnico alle porte dell’area orientale di Napoli dalle strade naturalmente è rimbalzato tra i discorsi dei politoci e dei comitati cittadini. Indignati tutti i politici locali sull’aggressione organizzata dai violenti di Ponticelli. Dal sindaco Iervolino al presidente Sassolino che condannano ogni tipo di violenza.- e mentre le associazioni antirazziste hanno indetto per stamattina alle 10 davanti la sede del Comune di Napoli in piazza Municipio una manifestazione di solidarietà ai rom, a Ponticelli, il “Movimento Società Civile – Chiaia per Napoli”, su invito dei comitati civici “Insieme per Pomnticelli “ e “Rinascita per Ponticelli” ha organizzato alle 11, la conferenza stampa: “Sicurezza ed emergenza rom: più Stato sul territorio”. Due mondi che continuano a guardarsi senza comunicare.

Fonte: il Manifesto

14 maggio 2008

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