Le associazioni: “No alla repressione”
Stefano Milani
Il pacchetto sicurezza è stato solo annunciato dal ministro Maroni, ma è bastato a far scatenare il disappunto pressocchè unanime del mondo dell’associazionismo.
Il pacchetto sicurezza è stato solo annunciato dal ministro Maroni, ma è bastato a far scatenare il disappunto pressocchè unanime del mondo dell’associazionismo. Il presidente dell’Arci, Paolo Beni, non usa giri di parole e definisce “sconcertanti” queste anticipazioni perché “denotano la volontà di mettere i cittadini uno contro l’altro”, e preannuncia una possibile mobilitazione fra le associazioni, sia laiche sia cattoliche, impegnate sul fronte dell’immigrazione. “Come la pensa la destra su questi temi lo sappiamo, basta vedere la Bossi-Fini – dice Beni – ma ora sta andando oltre”. Il reato di immigrazione clandestina “ sarebbe un obbrobrio giuridico, è inconcepibile. Fa leva sulla paura della gente”.
Come si fa ad espellere i rom se sono apolidi? Si domanda invece il presidente delle Acli, Andrea Oliviero, che chiede al governo di evitare di “prendere iniziative sull’onda emotiva”. Non nasconde preoccupazione sull’ipotesi di prevedere il reato di immigrazione clandestina e lancia una provocazione: “Introduciamo allora anche il reato di povertà”. La sicurezza, prosegue, “non si può assicurare solo con le forze di polizia e le esclusioni di massa nei propri paesi”. Secondo Oliviero la questione va discussa attentamente e un primo appuntamento è previsto venerdì mattina a Roma, nella sede del Parlamento europeo dove si terrà un incontro pubblico sul pacchetto sicurezza.
Alla riunione sarà presente anche la Caritas che cercherà di persuadere l’esecutivo su “strumenti di inclusione reale” degli stranieri in Italia, perché esistono problemi legati alla criminalità diffusa, ma riguardano una parte minima di immigrati”, dice Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione. “Anche noi siamo contro l’irregolarità”, dice Christofer Hein, direttore del Cir (Centro italiano per i rifugiati) “ma bisogna vedere quali metodi sono più opportuni per poter cambiare la situazione”.
Preoccupato per la trasformazione dei cpt da centri di permanenza temporanea in strutture a tutti gli effeti detentive, allungando la permanenza a 18 mesi, è il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca). “è inaccettabile -si legge in una nota- per diverse ragioni: riguarda persone che non hanno commesso alcun reato (se non quello eventuale di immigrazione clandestina), si riferisce a strutture che diversi rapporti di ricerca indipendenti”. Non solo, anche i costi sarebbero esorbitanti: “Già oggi i cpt costerebbero 90 milioni di euro l’anno, mentre un rimpatrio avrebbe un costo tra i 10 mila e i 25 mila euro”.
Oggi, intanto, è previsto un incontro al Vicinale tra Maroni e il suo collega romeno agli Interni, Cristian David, che ha chiesto di poter discutere congiuntamente le norme del pacchetto sicurezza “visto che riguardano anche i cittadini comunitari”.
Fonte: il Manifesto
15 maggio 2008