Il cielo sopra Damasco


Giorgia Grifoni - nena-news.globalist.it


Russia e Stati Uniti continuano ad accordarsi per non colpirsi nei cieli della Siria, e tutti dimenticano la popolazione civile che ancora resiste sotto le bombe.


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cielodamasco

 

La Russia e gli Stati Uniti sono impegnati oggi in un altro round di colloqui sulla Siria. Non per trovare una soluzione politica a un conflitto in atto ormai da oltre 4 anni, ma per evitare di colpirsi a vicenda nei cieli mediorientali. Le discussioni “de-conflittuali” sono state programmate dopo la rivelazione, fatta dall’esercito siriano, dei piani per una vasta operazione militare volta a riconquistare la provincia di Aleppo. Di conseguenza, l’aviazione di Washington – che guida i raid della coalizione occidentale nel nord-est della Siria contro obiettivi Isis da ormai un anno – appare preoccupata per un eventuale scontro tra titani nei cieli del paese, dal momento che Mosca combatte al fianco del presidente siriano Bashar al-Assad.

“La Russia – ha dichiarato il segretario americano alla Difesa Ash Carter –  deve agire professionalmente nei cieli sopra la Siria e rispettare le procedure di sicurezza di base. Avremo un’altra discussione con i russi domani su questo argomento: nulla è stato ancora finalizzato”. Discussioni che, a detta di Carter, si rendono necessarie rispetto a quelle più impellenti sullo status dell’intervento estero nel conflitto in atto, che vedono la Russia nuova arrivata sul campo siriano agire separatamente dalle forze occidentali con cui, teoricamente, condividerebbe il principale obiettivo: annientamento dello Stato Islamico, non ancora effettuato nonostante i raid della coalizione a guida Usa – cui recentemente si sono aggiunti quelli di Francia e Gran Bretagna – vadano avanti da oltre un anno.

Le modalità di azione appaiono diametralmente opposte, con Washington che ha tentato i tutti i modi di mandare avanti i cosiddetti “ribelli moderati” da lei riccamente foraggiati salvo poi accorgersi che, sul campo, questi non erano affatto radicati se non costantemente sconfitti dalle forze jihadiste. Ribelli il cui primo obiettivo doveva essere l’Isis, ma che continuavano a dare man forte al progetto statunitense di rimuovere Bashar al-Assad. Mosca, invece, entrata in campo dopo la chiamata di Damasco, ha riportato numerose vittorie contro i jihadisti, tra un colpo e un altro inflitto a quei ribelli moderati addestrati da Washington contro Bashar al-Assad. “Anche se continuiamo a non essere d’accordo sulla politica della Siria – ha dichiarato inoltre Carter – dovremmo essere in grado almeno di accordarci per assicurarci che i nostri aviatori siano al più sicuro possibile”.

Mettere al sicuro gli aviatori, quindi, e non la popolazione civile rimasta, a fronte di quasi 300 mila morti [le stime variano dai 250 ai 330 mila, ndr] e di quelle centinaia di migliaia di rifugiati sparpagliati tra i paesi limitrofi, il Nord Africa, l’Europa e il fondo del Mar Mediterraneo. E nemmeno quei ribelli moderati pagati, armati e finora in qualche modo protetti dagli Stati Uniti. Con il coinvolgimento russo nella battaglia in atto, e con le notizie di bombardamenti di Mosca sulle aree del nord-ovest della Siria controllate -tra gli altri – dall’Esercito libero siriano, l’amministrazione Obama sembra voler abbandonare del tutto i suoi uomini sul campo. Lo dicono alcuni funzionari americani ed esperti stranieri citati da un report dell’Associated Press, spiegando che è molto improbabile che gli Stati Uniti proteggano i ribelli finora addestrati dai bombardamenti russi.  Perché dovrebbero, ad esempio, fornir loro dei missili terra-aria che potrebbero facilmente cadere nelle mani “sbagliate” ed essere usati “negli attacchi terroristici contro i jet che sorvolano il paese”.

Piuttosto, gli oppositori “moderati” di Assad continueranno a essere riforniti di missili anti-carro TOW dalla CIA (inefficaci contro i jet russi), che conduce un programma separato di addestramento e finanziamento dei ribelli rispetto a quello appena chiuso dal Pentagono, programma di cui il presidente Obama non ha mai parlato pubblicamente ma che, secondo il report dell’Associated Press, è trapelato più volte da funzionari anonimi dell’agenzia di intelligence. Questi, in varie occasioni hanno espresso preoccupazione per il nebuloso rapporto sul campo tra i “ribelli moderati” e quelli più estremisti, visti i numerosi casi di passaggi – o rese – davanti alle vittorie sempre più massicce delle orde di jihadisti plurifinanziati da noti stati arabi alleati degli Stati Uniti. La paura è che gli equipaggiamenti destinati all’Esercito libero siriano potrebbero passare nelle mani sbagliate. Meglio, quindi, concentrarsi sulla guerra che c’è nei cieli. E dimenticare tutto quello che c’è sotto.

Fonte: http://nena-news.it

14 ottobre 2015

 

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