Insieme per invocare la pace


Avvenire


Peres e Mazel da Papa Francesco, oggi 8 giugno alle 18:30. “Tutti desideriamo la pace. – disse il Papa in Terra Santa- Tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti…e tutti, specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace”.


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L’invito fatto da Papa Francesco, durante il viaggio in Terra Santa, ai presidenti di Israele e di Palestina per un incontro di preghiera per la pace in Vaticano si concretizzerà domenica pomeriggio, 8 giugno. Stamani hanno presentato l’evento ai media il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, e il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi.

L’incontro si svolgerà nei Giardini Vaticani, alle 18.30. Papa Francesco accoglierà, nella Casa Santa Marta, gli ospiti: i due presidenti, l’israeliano Simon Peres, il palestinese Mahmoud Abbas, e il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Dopo ci si sposterà in un giardino nelle vicinanze dei Musei Vaticani, scelto come sede del rito. L’invocazione per la pace in Medio Oriente seguirà tre ritualità diverse ispirate alle religioni ebraica, cristiana e islamica. Saranno lette preghiere in più lingue. Seguiranno gli interventi dei quattro protagonisti. Verrà anche piantato un ulivo, simbolo di pace. Infine è previsto un incontro privato all’Accademia delle Scienze. per un incontro privato.

I due presidenti saranno accompagnati dai rispettivi staff, ma non da rappresentanti politici, proprio nel rispetto dello scopo dell’iniziativa: mettere da parte le logiche umane della politica per far sì che due popoli in eterno conflitto si incontrino attraverso due alti rappresentanti, per chiedere a Dio il bene della pace.

Padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, ha spiegato alla Radio Vaticana il senso di questa iniziativa. “È un momento di invocazione, di preghiera ma soprattutto di invocazione a Dio per il dono della pace. E’ una pausa rispetto alla politica: il Santo Padre non vuole entrare in questioni politiche del conflitto israelo-palestinese, invitando anche i politici a fare anch’essi una pausa per guardare in alto e poi dall’alto anche guardare la realtà della Terra Santa”.

“Non è un incontro di preghiera interreligioso – ha precisato padre Pizzaballa -ma un incontro di invocazione della pace dei popoli palestinese e israeliano che sono composti da ebrei, cristiani, musulmani. Ci saranno anche drusi”.

“Tutti desideriamo la pace – disse infatti il Papa in Terra Santa, invitando i pdue presidenti in Vaticano -. Tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti. Molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla e tutti, specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”.

Intanto un comunicato diffuso dalla presidenza israeliana, Peres conferma di fatto la sua presenza e definisce “un invito storico” quello da lui ricevuto il mese scorso a Gerusalemme da Papa Francesco per la preghiera congiunta con Abu Mazen. La delegazione al seguito di Peres sarà composta dai rabbini Rasson Arussi, Daniel Sperber e David Rosen; dal leader spirituale della comunità drusa in Israele sceicco Moafaq Tarif e dal presidente della comunità islamica in Israele, sceicco Mohammad Kiwan.

Nei giorni scorsi il rabbino capo (sefardita) d’israele Yitzhak Yosef ha impartito a sua volta a Peres una benedizione speciale, lodando fra l’altro il suo impegno “per la pace fra le Nazioni e per i suoi sforzi volti ad impedire che la religione sia utilizzata per giustificare il terrorismo e gli spargimenti di sangue”.

L’ufficio di Peres precisa che la cerimonia di invocazione per la pace avrà luogo in un giardino “privo di simboli religiosi” e che non costituisce un luogo di preghiera: “in ossequio alla tradizione ebraica”.

Fonte: www.avvenire.it

6 giugno 2014

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