4 novembre 2013. Ricordando “l’inutile strage” e tutte le vittime della grande guerra
Aluisi Tosolini
Anche i presidi sono stati piccoli. E bambini. Il 4 novembre è uno dei giorni del calendario che riportano Aluisi, il preside del Liceo Bertolucci di Parma, alla sua infanzia.
Il 4 novembre in Friuli – dove sono nato ed ho frequentato le scuole elementari e medie – era allora una data davvero importante. Il Friuli aveva vissuto sulla propria pelle la prima guerra mondiale – quella che nel 1917 papa Benedetto XIV definì “inutile strage”.
Ed è in Friuli che fu costruito il sacrario di Redipuglia dove sono ricordati i morti della guerra 1914-18 e dove ogni anno i bambini delle elementari negli anni ’60 andavano in visita di istruzione. Un’enorme scalinata bianco marmo con gradini molto più alti delle nostre bambine capacità di scalarli.
E poi le trincee. Caporetto (Kobarid in sloveno, Cjaurêt in friulano, Karfreit in tedesco) dove da piccolo con il mio babbo e la sua Fiat 600 andavamo a fare spesa perché lì la carne e la benzina costavano meno.
Le trincee erano e sono ovunque in Friuli. Come i forti. Di Osoppo. Della Bernadia dove con il mio babbo e mio nonno andavano a tagliare la legna nel bosco della valle del Cornappo.
Da bambini giocavano sui forti della prima e della seconda guerra mondiale. Ma eravamo piccoli, troppo piccoli per capire cosa volesse dire la stessa parola “forte”. E quanti ragazzi fossero morti tra le trincee.
Sulle trincee con Giuseppe Ungaretti
Poi ho frequentato le medie a Udine. E l’indirizzo della scuola era Via Monte San Michele.
E’ lì che ho incontrato la poesia di Ungaretti:
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
Così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
(Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916)
E lì che ho iniziato a capire che la guerra è – come disse Papa Benedetto XIV chiedendo pace il 1 agosto del 1917 con una lettera a tutti i belligeranti – inutile strage.
Decenni dopo Papa Giovanni XXII scrisse, nella Pacem in Terris ,che “riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia”. Un classico caso di “censura da traduzione” visto che il testo latino recita: “Alienum est a ratione -È contrario alla ragione…. pensare che la guerra….
Alienum est a ratione …
Così il 4 novembre non è – per me almeno – il ricordo della vittoria.
La vittoria che per decenni fu celebrata con le migliaia di lapidi che in tutta Italia ricordano il Bollettino della Vittoria firmato dal Gen. Armando Diaz e che i piccoli studenti del nord est sapevano a memoria sin all’ultima – famosissima – frase: I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
No. Il 4 novembre è invece il monito della guerra come inutile strage. Ed è il momento della compassione per i milioni di giovani che in 5 anni trovarono la morte sui campi di battaglia in Europa.
Un momento da celebrare in silenzio e senza alcuna retorica.
Impegnandosi, al contrario, perche la guerra sia espulsa dalla storia.
Fonte: http://liceobertolucci.blogspot.it
4 novembre 2013