30 x 30: Art. 7 “Tutti eguali davanti alla legge”


La redazione


Oggi, domenica 16 novembre 2008, leggiamo insieme il settimo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Segue il commento del prof. Antonio Papisca.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
30 x 30: Art. 7 “Tutti eguali davanti alla legge”
30 giorni x 30 articoli
Verso il 10 dicembre 2008: leggiamo insieme ogni giorno un articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Art. 7
“Tutti eguali davanti alla legge”

La Tavola della pace rinnova l’appello ai direttori dei TG della RAI:
bastano pochi secondi al giorno nei TG


Oggi, domenica 16 novembre 2008, leggiamo insieme il settimo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Articolo 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
“Tutti sono eguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione”.

Segue il commento del prof. Antonio Papisca.

“A che tipo di eguaglianza fa riferimento questo articolo? Eguaglianza meramente formale o eguaglianza sostanziale? Significa che tutti, egualmente, devono essere posti nella condizione di competere, e poi vinca il migliore? E’ l’eguaglianza dei migliori? Eguaglianza come meritocrazia? Chi ha bisogno d’assistenza o di cibo o di acqua potabile o di cure mediche o è senza lavoro (non per sua colpa) fa parte degli ‘eguali’? Gli immigrati, con o senza papiers, sono eguali ai ‘cittadini’?
La riposta è che  “dinnanzi alla legge” l’eguaglianza è quella proclamata dall’articolo 1, è eguaglianza sostanziale: si nasce ‘liberi ed eguali in dignità e diritti’: cioè,  prima che dinnanzi alla legge si è eguali già “prima della legge”.
Questo, in punto di diritto, quale premessa per dire, tra l’altro, che la cultura della meritocrazia non è un assoluto. In punto di fatto, la vita umana sul pianeta è solcata da una ragnatela di diseguaglianze e di discriminazioni. La povertà estrema è indicatore di drammatica diseguaglianza. In molte parti del mondo le donne non sono eguali ai maschi, addirittura si codifica e si esalta la ‘discriminazione positiva’ nei riguardi delle prime.
L’articolo 7 stabilisce che tutti hanno diritto ad una “eguale tutela da parte della legge”. All’eguaglianza per così dire ontica deve corrisponde la “eguale tutela da parte della legge”. Si passa ai fatti.
Il primo comma dell’articolo 3 della Costituzione italiana è in perfetta sintonia con l’articolo 7 della Dichiarazione universale. Il secondo comma va oltre, nel senso di dire qualcosa di più preciso su come garantire l’eguaglianza:
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Certamente occorrono buone leggi ma, in tema di eguaglianza sostanziale, occorrono politiche che abbiano sempre presente il principio di interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani e lo traducano in termini concreti. “Rimuovere gli ostacoli” non è sinonimo di “correre ad ostacoli”. Per garantire l’eguaglianza non basta lo Stato di diritto, ci vuole anche lo Stato sociale. Una classe politica che inneggi al primo e si dimentichi del secondo è come se lanciasse la spugna, rinuncia ad assolvere a quelle responsabilità che la legittimano in quanto classe governante a livello nazionale e a livello internazionale. I grandi vessilliferi del neoliberismo e della de-regulation hanno svolto il mestiere di necrofori dell’eguaglianza sul piano mondiale.
L’articolo 7 della Dichiarazione si riferisce coerentemente anche alla discriminazione, quale nemica di “tutti i diritti umani per tutti” e dispone che le pubbliche autorità hanno l’obbligo di dar l’esempio nel prevenire e nel combattere sia la discriminazione (in tutte le sue forme, evidentemente) sia l’incitamento alla discriminazione. E’ qui il caso di segnalare che l’articolo 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici mette sotto lo stesso perentorio divieto sia la propaganda della guerra sia “qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza”.
Dovrebbe esser chiaro che quanto stabilito dall’articolo 7 della Dichiarazione va molto più in là della scritta “La legge è eguale per tutti” che troviamo nelle aule dei tribunali. Premesso che i tribunali sono comunque necessari e irrinunciabili, si deve dire che l’eguaglianza si persegue soprattutto prima e oltre le sentenze. L’articolo 7 dice che la legge “per tutti” è: lavoro, salute, educazione … .”

Antonio Papisca
Cattedra UNESCO “Diritti umani, democrazia e pace” presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova (antonino.papisca@unipd.it).

Tutte le attività promosse in vista del 10 dicembre sono pubblicate sul sito: www.perlapace.it.

Perugia, 16 novembre 2008

Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151
tel. +39  075 5734830 – Fax +39 075 5721234
stampa@perlapace.it – www.perlapace.it
CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento