24 maggio: segni di pace
Giuseppe Giulietti
A Desio, Porto Recanati, Umbertide, Castelfranco Veneto e Gradisca d’Isonzo si stanno moltiplicando i segni di pace piantati ad Assisi.
Le cronache di questi giorni ci hanno raccontato storie di ordinario e di straordinario razzismo.
Non si erano ancora spenti gli echi della polemica di Terni, dove un ragazzo senegalese aveva spintonato e strappato il crocifisso dal collo di una compagna di classe, che giá si registrava, a Pisa,un caso simile a parti invertite, perché ad essere insultata e aggredita é stata una giovane senegalese ” Accusata” di essere troppo diligente e di aver riportato voti troppo altri, tali da far sfigurare i ” Visi pallidi”.
Uno dei piú saggi, tra tanti commenti razzisti e livorosi, é stato il vescovo di Terni, Padre Piemontese, giá Custode della Basilica di Assisi, che ha invitato tutti ad abbassare i toni, a non strumentalizzare il crocifisso, a non alimentare l’odio reciproco e a favorire invece momenti di incontro, di reciproca conoscenza, di positiva integrazione.
Per questo ci piace ricordare che, proprio in questi giorni, si stanno moltiplicando i segni di pace piantati ad Assisi e che hanno messo radice in tante realtá locali.
A Desio, a Porto Recanati, a Umbertide, a Castelfranco Veneto, si sono svolte o si svolgeranno iniziative di pace e di solidarietá , promosse non solo dalla Tavola della pace, ma anche da insegnanti e studenti.
Tra le tante vorremmo segnalare quella dell’Istituto Brignoli di Gradisca d’Isonzo, dove professori, genitori e studenti hanno promosso un marcia con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare alla scuola primarie di Koudougou che si trova nel Burkina Faso.
Dal momento che non hanno strepitato, non hanno rotto vetrine, né bruciato auto e neppure insultato una compagna di classe per il colore della sua pelle o per la sua fede, sicuramente non faranno notizia, ma, almeno noi, vogliamo ringraziare queste ragazze e questi ragazzi che, con le loro azioni, hanno steso un ponte tra mondi diversi e hanno lavorato per la sicurezza collettiva, piú e meglio di chi pronuncia parole di odio ed invoca muri, muraglie e “Guerre di inciviltá”.