11/11 Siria I Care Blogging Day
Sabrina Ancarola
Il prossimo 11 novembre e nei giorni successivi parliamo della Siria, condividiamo nei social network articoli, foto e riflessioni. Fermiamoci un attimo a pensare agli altri, we care.
La storia della Siria sembra non conoscere pace, questo paese vede fin dai tempi antichi un territorio vittima di occupazioni e colonialismo. Dal 17 aprile 1946, anno in cui le truppe straniere lasciarono la nazione dopo l’indipendenza riconosciuta il 1 gennaio di quello stesso anno, la Siria ha subito ben 13 colpi di stato. Dal 13 novembre 1970 la famiglia al-Asad è alla guida il paese, dapprima con Hafiz e poi con il figlio Bashar. Hafiz al-Asad, pur avendo instaurato un regime dittatoriale, rese la Siria un paese stabile, forte dell’alleanza con la ex Unione Sovietica. Durante gli anni del suo mandato, durato fino alla sua morte, va ricordata la discriminazione verso le minoranze non arabe come quella curda che causò alla popolazione la perdita della cittadinanza, e il massacro di Hama repressione che venne descritta come “l’atto singolo più letale ideato da un governo arabo contro il suo stesso popolo nel vicino oriente moderno”. Gli interessi del governo con gli Stati Uniti e la Russia hanno da sempre condizionato la politica estera degli al-Asad intrecciandosi nei confronti dello stato d’Israele, paese occupante di alcuni territori siriani fa cui le Alture del Golan . Fra i vecchi motivi di conflitto c’è anche la rivendicazione da parte della Siria dei territori della provincia di Hatay in Turchia, territori che furono ceduti nel 1939 durante il mandato francese senza che il paese ne riconoscesse la cessione.
Durante l’inverno del 2011 numerose proteste nei paesi Medio Orientali e nord africani hanno dato vita a quella che i media occidentali hanno prontamente denominato la Primavera Araba. In Siria il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche che sono presto degenerate in una guerra civile. La rivolta contro il governo di Bashar al-Assad “sembrava” avere come obbiettivo quello di attuare le riforme necessarie affinché la Siria diventasse un paese democratico. La repressione da parte del governo è sfociata immediatamente nel sangue, le organizzazioni internazionali denunciano le forze governative di usare i civili come scudi umani, i ribelli anti-governativi sono accusati di violazione dei diritti umani inclusi la tortura, i sequestri, le detenzioni illecite e le uccisioni arbitrarie. Cina e Russia si sono sempre opposte ad un intervento dell’ONU, gli interessi economici verso la Siria sono cospicui e coinvolgerebbero anche diversi paesi occidentali e molte sono le testimonianze che parlano di numerosi infiltrati stranieri fra le fila dei ribelli. La barbarie è segnata da chi si maschera da ribelle nutrendone le fila e dai repressori, nel mezzo una popolazione che, per gli interessi economici degli oppressori di governo e quelli che si parano dietro il vento di cambiamento, paga un prezzo altissimo. Ogni giorno che passa è segnato dal sangue, si parla di 36.000 morti in 19 mesi, 165 sono le vittime al giorno dal 1° agosto di quest’anno. Le testimonianze del conflitto ci arrivano tramite alcuni giornalisti come Amedeo Ricucci che per La storia siamo noi della rai ha varcato in ottobre il confine Turco entrando in Siria per fornirci una testimonianza attraverso il Diario di guerra Siria 2.0.
Questa guerra è forse scomoda da raccontare, molte organizzazioni fra cui La Scuola di Pace c’invitano a “rompere il muro del silenzio”, possiamo raccogliere questo invito e sostenere concretamente la Missione gioia e colore per i bambini siriani, possiamo divulgare le immagini di questa sconfitta per l’umanità come quelle che Fabio Bucciarelli e Elio Colavolpe raccolgono, informarci e condividere le notizie dei reporter che con coraggio documentano quel che accade per mostrare a tutti noi gli orrori di questa guerra e una popolazione che piange,vive, resiste, muore. Riconosciamo di non avere nessuna influenza nei riguardi dei governi e dei grandi interessi economici che ci sono dietro questo conflitto ma riteniamo doveroso il mandare un segnale di solidarietà alla popolazione siriana. Don Milani negli anni 50-60 aveva insegnato ai bambini della sua scuola di Barbiana il motto: “I care” (m’importa) affinché imparassero ad avere cura degli altri, oggi, insieme alle Donne Viola, Articolo 21 e Stefania Spanò vogliamo coinvolgere la rete allo scopo di poter dare un messaggio di umana solidarietà alla popolazione Siriana, per questa ragione v’invitiamo a parlare della Siria, a postare immagini, a sostenere e divulgare le varie iniziative che possiamo trovare in rete, in occasione del blogging day del prossimo 11 Novembre “Siria I Care” e per i giorni successivi. Parliamo della Siria con i mezzi che abbiamo a disposizione condividendo nei social network articoli, foto e riflessioni, usando su twitter l’hastag #SiriaICare, fermiamoci un attimo a pensare agli altri, we care.
Fonte: www.articolo21.org
3 novembre 2012